
Nuovi risultati definitivi sul trattamento combinatorio con agenti chemioterapici. A presentarli sulla rivista Journal of Clinical Oncology, il team medico del Washington Cancer Institute. I ricercatori hanno infatti analizzato l’impatto dell’aggiunta di un quarto agente chemioterapico ai due trattamenti adiuvanti combinatori standard basati sull’impiego di tre farmaci, tra cui antracicline e taxani.
L’analisi ha investigato l’effetto dei diversi regimi farmacologici in oltre 4890 donne affette da tumore mammario in fase precoce linfonodo-positivo. Le pazienti venivano assegnate casualmente a sei cicli con docetaxel, doxorubicina e ciclofosfamide (TAC), quattro cicli di doxorubicina a dose densa (DD) e ciclofosfamide seguiti da quattro cicli di paclitaxel, oppure gemcitabina oltre a paclitaxel.
I medici hanno quindi osservato che a 5 anni di distanza dall’inizio delle terapie non vi erano significative differenze nella sopravvivenza libera da malattia e nella sopravvivenza generale tra i gruppi assegnati alle diverse terapie. Nonostante l’efficacia era piuttosto comparabile tra le differenti strategie farmacologiche i profili di tossicità presentavano alcune differenze, ma non abbastanza per giustificare l’impiego della terapia con quattro agenti nella pratica clinica.