
Con la stagione influenzale inaugurata da poco più di due mesi non deve affatto sorprendere che alcune categorie di pazienti rispondano meno efficacemente alle campagne di vaccinazione.
Sono i ricercatori della University of North Carolina di Chapel Hill a dimostrare, per la prima volta, la ridotta efficacia dei vaccini antivirali nei soggetti obesi. Gli individui sovrappeso perderebbero infatti nel tempo la capacità acquisita di rispondere al virus con le armi immunitarie.
Questa la conclusione di uno studio pubblicato sull’ International Journal of Obesity che ha coinvolto oltre 450 pazienti immunizzati durante le stagioni influenzali dei due anni precedenti.
Gli esami del siero hanno dimostrato come il grado di adiposità generale, espresso sottoforma di indice di massa corporea, correlasse già a 12 mesi di distanza dalla vaccinazione con una sostanziosa riduzione degli anticorpi sviluppati. Tuttavia, il grado di obesità non sembrava influire sull’entità della risposta iniziale al vaccino trivalente.
A distanza di un anno, oltre il 50% dei pazienti soprappeso ed obesi presentavano livelli quattro volte inferiori di immunoglobuline contro i due principali ceppi virali influenzali rispetto agli individui di peso normale.
Anche l’analisi della risposta immunitaria cellulo-mediata ha prodotto risultati simili. I ricercatori hanno testato la reattività dei linfociti T citotossici prelevati dai sogetti obesi, riscontrando una ridotta capacità di attivazione agli stimoli in coltura. Questa popolazione cellulare del repertorio immunitario, a differenza dei linfociti B produttori di anticorpi, non previene l’infezione virale ma contribuisce a ridurne la severità, velocizzando il processo di eliminazione delle cellule infettate dal virus.
I risultati, ad ogni modo, non aggiungono grandi novità. Precedentemente era già emersa un’osservazione epidemiologica riguardo una maggiore suscettibilità al virus influenzale nei soggetti soprappeso. Inoltre, l’obesità è nota blandire la risposta anticorpale al vaccino per l’epatite B negli adulti e a quello antitetanico nei bambini. Questa sembra essere la spiegazione immunologica della scarsa efficacia del vaccino trivalente.