
L’assunzione di vitamine del gruppo B, come i folati, ed altri nutrienti che contengono gruppi metilici sembra essere correlata al rischio di sviluppare il tumore al seno, in particolare con la forma della malattia positive per il recettore degli ormoni estrogeni. Tuttavia, questa relazione sembra essere differente a secondo dell’etnia delle donne, ma anche dall’origine dei composti.
Nuove evidenze a riguardo giungono da un recente studio condotto dai ricercatori del Roswell Park Cancer Institute di Buffalo, New York, i quali hanno analizzato come l’assunzione di folati modificasse il rischio di sviluppo della patologia in donne di etnia caucasica ed afroamericane, queste ultime generalmente caratterizzate da un’insorgenza più precoce della malattia ed anche una prognosi tipicamente peggiore.
I dati epidemiologici e quelli sulle abitudini alimentari provenivano dal Women's Circle of Health Study.
Gli autori hanno quindi registrato le due seguenti osservazioni: per le donne afroamericane esisteva una chiara relazione inversa tra l’assuzione di folati da fonti naturali e l’incidenza del tumore positive per il recettore estrogenico, mentre per le donne di origine causasica, emergeva un’associazione positiva tra l’assunzione di folati sintetici e la malattia.
Il consumo di folati attraverso l’alimentazione sembra quindi assicurare una protezione contro lo sviluppo della naoplasia, anche se l’effetto protettivo sembra variare nelle differenti etnie. Lo studio ha inoltre fornito una prima prova dell’impatto del consume elevato di folati di origine sintetica sul rischio della malattia, un dato che, a detta degli autori, richiederebbe maggiori investigazioni.