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mercoledì 17 agosto 2011

Due tipi di tessuto adiposo: quale strategia scegliere?

Aumentando il consumo energetico del tessuto adiposo sarebbe possibile prevenire i principali disturbi metabolici legati al sovrappeso

Mitocondrio

Il tessuto adiposo bianco, sito preferenziale di accumulo di molecole altamente energetiche, potrebbe essere convertito nella sua controparte metabolicamente più attiva, in modo da ridurre i depositi di grasso viscerale prevenendo così i principali disturbi metabolici legati al sovrappeso.

Numerosi gruppi di ricerca stanno attualmente investigando l’effetto di alterazioni genetiche e trattamenti farmacologici mirati capaci di indurre il differenziamento  da tessuto adiposo bianco a bruno. Per fare questo è necessario comprendere le vie di segnalazione e i processi fisiologici che governano le funzioni cellulari di questi due tipi di tessuto .

I ricercatori del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, in Maryland, hanno dimostrato che gli animali transgenici mancanti della proteina SMAD3 (Mothers against decapentaplegic homolog 3), un regolatore della fisiologia del tessuto adiposo presumibilmente coinvolto nella patogenesi dell’obesità umana, presentavano una migliore sensibilità all’insulina e guadagnavano meno peso quando alimentati con una dieta altamente grassa. Il disturbo del bilancio energetico è infatti la principale causa dello sviluppo dell’obesità.

Gli autori hanno osservato che l’assenza di SMAD3 causava una parziale conversione del tessuto adiposo bianco dell’animale nella forma bruna e faceva sì che le cellule assumessero proprietà funzionali tipiche di quest’ultimo, legate in primis all’aumento del numero dei mitocondri, vere e proprie centrali energetiche cellulari.

La “protezione metabolica” derivava proprio dall’acquisizione di un profilo bioenergetico ed espressione genica caratteristici del tessuto adiposo bruno e del muscolo scheletrico.

SMAD 3 prende parte ad una via di segnalazione cellulare condivisa dal fattore TGFβ (Transforming growth factor beta), una proteina che controlla la proliferazione, il differenziamento ed altre importanti processi cellulari.

La successiva somministrazione di TGFβ bloccava la conversione del tessuto nell’animale privo di SMAD3 mentre l’inibizione farmacologica di TGFβ, negli animali con SMAD3 intatto, preveniva l’insorgenza dei disturbi metabolici.

Dallo studio è emersa un ruolo centrale per la via di segnalazione TGF-β/Smad3 nella regolazione dei processi di omeostasi energetica e del glucosio, legati alle funzioni delle cellule del tessuto adiposo. La modulazione di TGFβ potrebbe dunque rappresentare una futura strategia per il trattamento dell’obesità e del diabete.

Source:Hariom Yadav, Celia Quijano, Anil K. Kamaraju et al. Cell Metabolism 2011