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martedì 17 settembre 2013

Incretine: un futuro nella terapia dell'obesità?

Questa categoria di ormoni peptidici intestinali potrebbe rivelarsi un futuro strumento farmacologico per la gestione dei disordini del peso corporeo.

incretine

Recenti studi hanno indicato che differenti ormoni intestinali dotati di proprietà modulanti le sensazioni di appetito, conosciuti come incretine, potrebbero rivelarsi potenziali strumenti terapeutici per il trattamento dei disordini del peso corporeo.

Gli ormoni incretinici, rilasciati dalle cellule endocrine dell’epitelio intestinale sono infatti in grado di amplificare la secrezione di insulina associata all’assunzione dei cibi, e in questo modo promuovono il senso di sazietà che influenza il comportamento alimentare.

Tra questi, il peptide simile al glucagone-1 (glucagon like peptide-1 GLP-1) sembra essere convolto sia nei circuiti periferici che in quelli centrali che controllano il senso di sazietà, e potrebbe essere dunque il principale candidato in questo tipo di ricerca.

Infatti, numerosi studi hanno indicato come i livelli di GLP-1 e le sue risposte in seguito ai pasti risultino profondamente alterate nei soggetti obesi. Analisi cliniche hanno infine dimostrato che i due composti farmacologici agonisti del recettore GLP-1 exenatide e liraglutide, attualmente impiegati per il trattamento dell’iperglicemia nei soggetti affetti da diabete di tipo 2, sarebbero in grado di favorire una riduzione del peso corporeo nei soggetti sovrappeso non affetti da diabete.

Troppo presto per parlare di nuovi farmaci per la terapia dell’obesità? Decisamente si. Tuttavia, queste evidenze aprono indubbiamente la strada a nuove direzioni sperimentali lasciando sperare, in un futuro non troppo lontano, in nuove soluzioni terapeutiche per la gestione dei disordini del peso corporeo.

Fonte:Holst JJ. Incretin hormones and the satiation signal. Int J Obes (Lond). 2013