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giovedì 26 aprile 2012

Screening del tumore, sempre meno casi falsi-positivi

Nell’ultima decade, grazie al costante perfezionamento delle tecnologie di screening, si è raggiunto un livello di precisione diagnostica sempre più elevato.

ecografia

I casi falsi-positivi di tumore, ossia le situazioni ritenute maligne e, in seguito a biopsia, rivelatesi benigne, sono sempre meno frequenti. Questo permette di evitare il ricorso ad esami invasivi che recano disturbo alle pazienti. Allo stesso tempo, si è assistito ad un miglioramento nel riconoscimento dei casi effettivamente positivi. 

Questi sono i risultati di un’analisi pubblicata sulla rivista Journal of the National Cancer Institute. Gli autori dello studio, guidati da My von Euler-Chelpin, professore dell’Università di Copenhagen, hanno analizzato i dati relativi ad un programma di screening di popolazione condotto tra il 1991 e il 2005 in Danimarca. Su questa vasta raccolta di dati i ricercatori hanno calcolato l’incidenza del tumore, incluso il carcinoma duttale in situ, nei casi falso-positivi, ovvero nelle situazioni in cui veniva riconosciuta la presenza di anomalie non confermate da test successivi.

L’analisi ha coinvolto un totale di 58,003 donne di età compresa tra 50 e 69 anni. Se era escluso il tumore le donne venivano assegnate ad un nuovo screening a due anni di distanza. Le situazioni sospette erano invece sottoposte ad un test triplo, comprendente esame clinico, mammografia e biopsia con ago. Gli autori hanno notato che il numero di falsi positivi si riduceva nel tempo e questo trend seguiva l’introduzione delle nuove tecnologie nella pratica diagnostica.

Dopo il 1991 l’esame ecografico ha infatti affiancato la mammografia tradizionale, a cui è seguita, nel 2001, l’introduzione dell’ecografia ad alta frequenza. Nel 2002 la biopsia stereotassica ha visto la sua apparizione nella pratica oncologica rivelandosi indipensabile per lo studio delle lesioni sospette non visibili all’esame radiografico. Infine, la mammografia bidirezionale vede la comparsa nel 2004. I ricercatori hanno quindi valutato l’incidenza del tumore nelle partecipanti sottoposte a screening nei periodi 1994 – 2000 e 2001 - 2007.

Gli autori hanno potuto rilevare che i casi falsi-positivi identificati nel primo periodo presentavano un rischio relativo di sviluppare il tumore superiore rispetto ai casi negativi. Nel secondo periodo invece, non vi era una differenza statisticamente significativa tra i casi falsi-positivi e quelli negativi. Lo studio ha dipinto una situazione piuttosto incoraggiante, dimostrando come nell’arco di un decennio la probabilità di falsi-positivi si sia ridotta dal 65 % al 31%. Questo è stato reso possibile unicamente grazie ad un costante perfezionamento delle tecnologie di screening.

I risultati sottolineano anche l’importanza dello screening e de follow-up regolare nelle donne con falsi-positivi, in quanto queste situazioni presentano una serie di anomalie che possono essere considerati marker di elevato rischio per il tumore.

Author:von Euler-Chelpin M, Risør LM, Thorsted BL, Vejborg I.

Source:J Natl Cancer Inst. 2012;104.

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