
Esiste un’impatto quantificabile dello status socio-economico sulla salute? Evidentemente si. Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato una forte relazione tra la deprivazione economica nell’infanzia e la suscettiblità a sviluppare disordini del peso corporeo nell’età adulta.
Tuttavia, quest’affermazione può essere generalizzata solamente nel caso dei paesi sviluppati e verrebbe spiegata da un più facile accesso a scelte alimentari salutari, permesse appunto da una maggiore capacità ecomonica delle famiglie. Diverso invece sembra essere lo scenario nei pesi più poveri, o in via di sviluppo. L’evidenza giunge da un recente studio condotto presso l’University College London, che ha dimostrato una relazione di tipo inverso in queste realtà ed anche un differente impatto della condzione sociale sull’adiposità corporea nei due sessi.
Gli autori hanno analizato i dati del Ribeirao Preto Cohort Study, uno studio brasiliano iniziato nel 1978 in cui i nuovi nati venivano classificati in base allo status economico sociale delle rispettive famiglie e seguiti ad intervalli di tempo fino al’età di 25 anni per stabilire alcuni parametric antropometrici.
Ebbene, dall’analisi è chiaramete emerso che l’appartenenza ad uno status più elevato nell’infanzia corelava con maggiori livelli di adiposità corporea negli uomini adulti. L’associazione era di tipo inverso tra le donne, e la mobilità sociale durante la vita correlava con una protezione contro l’aumento di peso. Quest’ultimo effetto non veniva osservato tra gli uomini.
Questi risultati sono particolarmemye interessanti, poichè dimostrano che la sicurezza economica non si rivela necessariamente un sinonimo di protezione contro i disturbi metabolici, ma potrebbe significare, in alcune situazioni, l’adozione di comportamenti e abitudini alimentari deleterie.