
Trapiantando neuroni immaturi prelevati da embrioni sani, i ricercatori della Harvard University sono stati in grado di ripristinare la sensibilità all'ormone leptina nel cervello di animali malati.
La scoperta, al tempo stesso serendipità e conferma di precedenti studi, rappresenta una tappa fondamentale per il proseguo della ricerca nel campo delle terapie che si basano sull'utilizzo di cellule embrionali e fetali.
Lo studio ha infatti dimostrato che i neuroni trapiantati, non solo, riuscivano ad integrarsi perfettamente all'interno di complesse strutture cerebrali, ma, soprendentemente, permettevano anche il recupero della funzionalità del circuito fisiologico gravemente compromesso.
L’approccio terapeutico adoperato dal team potrebbe definirsi “neurogenesi controllata”, ossia la crescita guidata di nuove cellule nervose all’interno di strutture cerebrali ospiti che, normalmente, non sono in grado di rigenerarsi.
L’animale impiegato nello studio è il topo privato del gene codificante il recettore per la leptina, l'ormone secreto dal tessuto adiposo che agisce proprio a livello ipotalamico, regolando aspetti chiave del metabolismo. In mancanza di questo recettore gli animali sviluppano l’obesità e il diabete.
I neuroni destinati al trapianto sono stati invece prelevati dall’ipotalamo non ancora terminalmente differenziato di un embrione sano. Le cellule nervose così recuperate sono state trapiantate chirurgicamente a livello della struttura cerebrale omologa nell’animale malato.
Effettivamente, le nuove cellule nervose introdotte ripotravano in funzione il circuito neuro-ormonale danneggiato, ristabilendo così la sensibilità all'ormone e migliorando il profilo glicemico dell'animale. In questo modo, veniva limitato l’aumento eccessivo del peso corporeo, prevenendo l’insorgenza del diabete.
Lo studio si è spinto oltre, valutando come le cellule impiantate venivano ad arrangiarsi all’interno del nuovo ipotalamo “chimerico”. I ricercatori hanno sfruttato la proprietà delle cellule introdotte di rispondere con l'emissione di fluorescenza ad uno stimolo luminoso, dimostrando come queste presentassero una morfologia caratteristica e precise connessioni sinaptiche con le cellule residenti.
La pubblicazione ha fornito prova certa che è possibile trapiantare e rendere funzionali cellule nervose esogene all'interno di un cervello altamente complesso come quello di mammifero.
Sotto il profilo strettamente investigativo, lo studio ha chiarito l’importanza di prelevare i neuroni ad uno stadio non ancora del tutto specializzato in senso ipotalamico, evidenziando il ruolo svolto dai tessuti riceventi nel guidare il differenziamento ultimo delle cellule iniettate.
I risultati dello studio danno conforto ai gruppi di studio che da tempo seguono approcci analoghi nello sviluppo di terapie per gravi patologie neurodegenerative: autismo, epilessia malattia di Huntington, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica e traumi spinali.