
Attualmente le soluzioni farmacologiche disponibili per il trattamento dell’obesità sono assai limitate.
Questo è dovuto, in primo luogo, alla difficoltà sperimentale nell’identificare nuovi bersagli farmacologici ma, soprattutto, per l’esistenza di pericolosi effetti collaterali associati all’utilizzo di questi composti.
Al momento sono in commercio solo due preparazioni per il trattamento farmacologico dell’obesità, almeno sul mercato statunitense: Fentermina e Orlistat.
Fentermina, la cui approvazione risale al 1959 è l’agente anti-obesità più prescritto. Questo farmaco contiene un’ammina simpatomimetica, cioè una molecola che agisce a livello cerebrale sopprimendo l’appetito.
La terapia con Fenteramina permette di ottenere una riduzione media del peso corporeo intorno all’8-10% L’utilizzo di questa medicazione è però consentito solamente per brevi periodi per via di dubbi riguardanti la sua sicurezza cardiovascolare a lungo termine.
Orlistat, approvato nel 1999, è un inibitore degli ezimi lipasi che agisce ostacolando l’assorbimento gastrointestinale dei grassi alimentari. L’efficacia di questo farmaco è tuttavia decisamente inferiore al precedente così come lo è la sua sicurezza.
Due recenti fallimenti della ricerca farmacologica anti-obesità sono Rimonabant e Sibutramina. Il primo è stato ritirato poco dopo la sua messa in commercio a causa di pericolosi effetti collaterali psichiatrici mentre il secondo perchè potenzialmente rischioso per il cuore.
Ultimamente, nuovi circuiti neuro-ormonali legati alla regolazione dell’equilibrio energetico sono emersi come potenziali bersagli per lo sviluppo di terapie farmacologiche anti-obesità.
Qnexa, Empatic, Pramlintide, Metreleptin, Lorcaserin, Liraglutide, Tesofensine, Cetilistat, Velneperit, Obinepitide, Ezlopitant: questi i nomi delle nuove preparazioni in fase di sviluppo e test clinico, alcune delle quali potrebbero fare la loro comparsa sul mercato farmaceutico nei prossimi anni.
A differenza di quanto già prodotto, le nuove terapie in fase di sperimentazione sono dirette verso un approccio terapeutico combinato più promettente.
Infatti, proprio come il comportamento alimentare è regolato da numerosi circuiti che tendono a bilanciare le anomalie di singoli meccanismi, l’utilizzo combinato di più agenti farmacologici, ciascuno diretto ad un distinto bersaglio, sarebbe più efficace nella correzione del disordine.
Questo approccio presenterebbe anche un profilo di sicurezza più elevato, dato che la maggior parte delle nuove molecole attualmente in studio godono già di una buona tollerabilità ed unanime approvazione scientifica. Inoltre, in questo modo si renderebbero necessarie di dosi inferiori di ciascun principio e quindi la possibilità di attuare trattamenti di lunga durata.
La nuova generazione di farmaci si propone dunque come reale soluzione farmacologica per la lotta al sovrappeso patologico facendo dell’obesità un disordine trattabile al pari di numerose altre patologie croniche.