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martedì 14 febbraio 2012

Un consensus per la terapia neoadiuvante

I principali obiettivi del trattamento sono la sopravvivenza senza malattia e la chirurgia meno invasiva possibile.

Viene riassunto il consensus fornito da esperti in oncologia, chirurgia della mammella, diagnostica oncologica, radiologia, oncologia radiante, patologia e genomica, sulle raccomandazioni cliniche per la terapia neoadiuvante.

I principali obiettivi del trattamento sono la sopravvivenza senza malattia e la chirurgia meno invasiva possibile. La terapia neoadiuvante aumenta le possibilità di conservazione nelle pazienti con malattia in fase localmente avanzata. Persistono, tuttavia, dubbi riguardo la corretta gestione di quei pazienti la cui risposta alla terapia neoadiuvante è sub-ottimale, così come quanto estesa debba essere l’estensione della chirurgia ascellare nei pazienti che presentano il coinvolgimento dei linfonodi al momento della diagnosi.

 

Tutte le pazienti candidate per la terapia sistemica adiuvante devono essere valutate per un trattamento neoadiuvante, a meno che non vi siano incertezze riguardo l’appropriatezza o e la necessità effettiva. Imprescindibile è la valutazione della risposta alla terapia.

 

Una risposta patologica completa è definita come l’assenza di tumore invasivo sia nel seno che nei linfonodi. La presenza, estensione e classificazione del carcinoma duttale in situ deve essere tuttavia considerata separatamente. Una risposta patologica completa prolunga la sopravvivenza.

Tuttavia, il 60%-85% delle pazienti trattate con terapia neoadiuvante non raggiungono una risposta completa.

 

Per valutare la risposta alla terapia, devono essere condotte l’esaminazione fisica e studi patologici standard così come lo staging e dei recettori. Gli studi imaging dei linfonodi ascellari e le biospie diagnostiche sono necessarie nelle pazienti nelle quali sia sospetta una risposta incompleta. Anche la biopsia del linfonodo sentinella deve essere tenuta in considerazione nelle pazienti con un’ascella clinicamente negativa. Nessun trial supporta invece le modalità di imaging durate la terapia neoadiuvante.

Per quanto riguarda le opzioni terapeutiche, gli stessi regimi farmacologici possono essere utilizzati in terapia neoadiuvante e adiuvante. Tutta la dose di chemioterapia deve essere soministrata prima dell’intervento chirurgico, non suddivisa in preoperativa e postoperativa.

La chemioterapia a base di Trastuzumab è indicata per le pazienti positive per il recettore del fattore di crescita epidermico. Alcuni studi hanno dimostrato anche l’efficacia della sola terapia anti-HER2.

 

La terapia endocrina neoadiuvante con inibitori dell’aromatasi è invece efficace nelle donne in post menopausa con patologia positiva per il recettore degli estrogeni. La chirurgia si ritiene necessaria in ogni paziente.

Anche nei casi di completa remissione clinica, la resezione è comunque suggerita. In seguito a terapia conservativa del seno, la terapia radiante è indicata per ridurre il rischio di recidive locali. In generale, la terapia radiante è guidata dallo stadio clinico iniziale e dai ritrovamenti patologici al momento dell’intervento chirurgico.

Durante il follow up, nei casi di switch dei recettori osservato tra la biopsia iniziale e quella al momento della chirurgia, le pazienti con almeno una biopsia positiva per il recettore degli estrogeni dovrebbero ricevere terapia endocrina adiuvante. Per la malattia positiva per il fattore di crescita epidermico, deve essere considerato standard un anno di trattamento con trastuzumab.

Queste raccomandazioni costituiscono una preziosa review sullo stato dell’arte della terapia neoadiuvante del tumore al seno e delineano alcune procedure standard da adoperare in attesa che trials futuri che forniscano aggiuntive e sempre più precise indicazioni.

Source:Manfred Kaufmann, Gunter von Minckwitz et al. Recommendations from an International Consensus Conference on the Current Status and Future of Neoadjuvant Systemic Therapy in Primary Breast Cancer ANNALS OF SURGICAL ONCOLOGY