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venerdì 16 marzo 2012

L’ecografia tridimensionale, una nuova tecnica per classificare le lesioni tumorali

La Tomografia Multimodale ad Ultrasuoni (MUT) è in grado fornire immagini delle sezioni coronali del seno sfruttando le proprietà acustiche dei tessuti.

Tomografia ultrasuoni lesioni tumorali

La nuova tecnologia, presentata all’European Congress of Radiology (ECR) 2012 di Vienna permette di eseguire scan tridimensionali del tessuto mammario e identificare lesioni tumorali di dimensione fino a 2 mm.

La tecnica è di rapida esecuzione, non supera i 12 minuti di esecuzione e prevede l’immersione del seno in acqua per facilitare la trasmissione del segnale ecografico. Questa metodica offre notevoli vantaggi tecnici in termini di semplicità di esecuzione ed anche sotto il profilo della sicurezza per il pazienti rispetto alla mammaografia tradizionale in quanto non prevede l’esposizione a radiazioni. L’esame combina infatti l’innocuità dell’ecografia e l’efficacia diagnostica della tomografia.

Secondo il suo sviluppatore Vasilis Marmarelis, professore di ingenieria biomedica all’University of Southern California, Los Angeles l’unicità della metodica risiede nell’abilità di poter isolare visivamente le lesioni dal restante tessuto mammario e distinguere la natura maligna o benigna delle lesioni in base alla combinazione di caratteristiche acustiche uniche degli elementi di volume del tessuto (tissue-voxel level).

Il segnale registrato mediante la sonda ecografica resituisce una valutazione rigorosa e calibrata delle proprietà acustiche della microstruttura cellulare e su questa base viene eseguita la classificazione delle lesioni.

La tecnica è attualmente in fase di valutazione clinica ed ha già fornito risultati incoraggianti durante uno studio coinvolgente 103 donne con lesioni tumorali BI-RADS 4 a cui seguiva l’esame istopatologico delle lesioni sospette.

Le dimensioni medie delle lesioni identificate con la MUT sono comprese tra 2 e 28 mm con un valore medio di 7.1 mm. La tecnica presenta una sensibilità diagnostica particolarmente elevata (97.1%) e nello studio ha permesso di classificare con esattezza la natura maligna di 33 su 34 lesioni in seguito confermate attraverso biopsia, principalmente carcinomi duttali in situ, delle quali la più piccola presentava una dimensione di 2mm.

Gli sviluppatori non nascondono che la tecnica potrebbe incontare una certa resistenza da parte degli operatori clinici. Vi sono infatti perplessità giustificate da una limitazione tecnica dovuta al posizionamento del seno durante l’esame che renderebbe impossibile eseguire uno scan completo del tessuto mamamario, in particolare della porzione adiacente alla parete toracica e la regione ascellare.

Un ulteriore limite riguarda la necessità di ricorrere alle metodiche di imaging standard durante l’esecuzione della biopsia.

Gli sviluppatori non nascondono che l’attuale metodica necessita di un continuo perfezionamento ma non escludono che la tecnica MUT potrebbe divenire uno standard nello screeening e nella localizzazione e classificazione delle lesioni tumorali del seno.

Source:European Congress of Radiology (ECR) 2012: Abstract B-0218. Presented March 1, 2012.