
I bambini nati da parto cesareo presentano una maggiore probabilità di sviluppare il sovrappeso durante la prima infanzia e nell’adolescenza. Quest’osservazione non costituisce affatto una novità, e un recente studio cinese, condotto presso la School of Public Health dell’Università di Pechino, ha fornito maggiore credibilità a questa relazione.
Lo studio, nella forma di meta-analisi, ha infatti valutato l’associazione tra il parto cesareo e la prevalenza del sovrappeso infantile esaminando la letteratura pubblicamente accessibile sui principali database scientifici online (Pubmed, Embase e Web of Science). In totale, sono stati selezionati due studi caso-controllo e sette studi di coorte, i quali riportavano una significativa associazione tra questo tipo di parto e il rischio di sviluppare l’obesità infantile rispetto al parto normale.
Ultimamente si è affacciata una teoria in grado di spiegare queste osservazioni, basata sull’ipotesi igienica. Secondo questo modello, il contatto delle mucose orali del bambino con quelle vaginali sarebbe necessario per una corretta esposizione a specie batteriche vaginali e intestinali materni. Nel caso del parto cesareo, invece, questo contatto non avverrebbe, ma si avrebbe un’esposizione immediata ai batteri ambientali. Queste differenze nell’acquisizione delle popolazioni batteriche nei primi momenti di vita potrebbero quindi avere un profondo impatto sulla composizione del cosiddetto “microbiota intestinale” del bambino e sui disordini associati ad esso.
Studi recenti hanno sottolineato come il microbiota intestinale rivesta un ruolo fondamentale nella patofisiologia dell’obesità, in particolare mediando l’utilizzo delle calorie introdotte con la dieta. Non solo, il parto cesareo sembra anche correlare con una maggiore probabilità di sviluppare asma, allergie alimentari e il diabete nell’adolescenza. Anche questi rischi possono essere spiegati con l’ipotesi igienica. L’assenza di una corretta esposizione ai batteri vaginali e intestinali potrebbe infatti alterare il normale sviluppo del sistema immunitario e quindi aumentare la suscettibilità a disordini immunitari e processi infiammatori cronici, potenzialmente implicati nello sviluppo dell’obesità.