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lunedì 23 maggio 2011

Levotiroxina negli anziani aumenta il rischio di fratture

I pazienti anziani trattati con levotiroxina presentano un rischio di frattura dose-dipendente

Levotiroxina negli anziani aumenta il rischio di fratture.L’utilizzo prolungato e di dosi elevate del farmaco favorisce l’insorgenza di osteoporosi nell'anziano, proprio come avviene nella condizione di ipertiroidismo.

 

Uno studio canadese ha seguito una coorte di pazienti di età media 70 anni o superiore, riceventi trattamento con levotiroxina, o trattati in passato con il farmaco, registrando gli eventi di frattura in un periodo di 6 anni.

Nello studio sono stati valutati diversi tipi di frattura – polso, avambraccio, spalla, spina toracica, spina lombare, anca, femore, tibia o ginocchio – in relazione all’utilizzo di levotiroxina corrente, recente o passato. Il rischio tra i consumatori correnti è stato inoltre comparato al tipo di dose prescritta - alta, media, bassa.

 

Su 213 511 consumatori del farmaco, 22 236 (10.4%) hanno sofferto almeno una frattura durante un tempo medio di follow-up di 3,8 anni, 18 108 (88%) di questi soggetti erano donne. L’uso corrente del farmaco era associato ad un rischio significativamente più elevato di frattura, rispetto all'utilizzo in passato.

Inoltre, tra gli utilizzatori correnti dosi elevate e medie (>0.093 mg/die e 0.044-0.093 mg/die) erano associate ad un rischio di frattura maggiore rispetto a dosi basse (<0.044 mg/die).

 

Normalmente il trattamento con levotiroxina è finalizzato al raggiungimento di un profilo tiroideo normale. Tuttavia, la resistenza all’ormone o la presenza di interferenti endocrini non sempre vengono considerate e spesso si giunge ad un overtrattamento dei paziente.

 

L'inadeguatezza nel trattamento non risiederebbe solo nella bassa affidabilità della terapia con levotiroxina ma anche da una scarsa valutazione del rischio di frattura.

Una terapia di tipo ottimale dovrebbe infatti comprendere preparazioni contenenti altri ormoni tiroidei capaci di risolvere i sintomi a dosaggi inferiore unitamente ad un un costante monitoraggio della resistenza ossea, necessario a prevenire gli eventi di frattura, particolarmente disabilitanti e potenzialmente fatali per questa categoria di pazienti.

Author:Marci R Turner, Ximena Camacho, Hadas D Fischer, Peter C Austin, Geoff M Anderson, Paula A Rochon, Lorraine L Lipscombe.

Source:BMJ 2011; 342:d2238 doi: 10.1136/bmj.d2238