
Alcuni farmaci utilizzati per il controllo della pressione sanguigna sembrano influire negativamente sul metabolismo osseo determinando una riduzione della densità minerale ossea, una condizione che espone ad un pericoloso rischio di fratture.
Ipertensione ed osteoporosi sono due patologie comuni dell’anziano e possono spesso presentarsi contemporaneamente. Inoltre l’ipertensione di per se sembra associata ad una bassa densità minerale ossea.
L’effetto deleterio sull’osso non sarebbe determinato da tutte le classi di farmaci anti-ipertensivi ma principalmente dai beta-bloccanti, come dimostrato dal numero elevato di fratture da fragilità osservato nelle donne in postmenopausa trattate con questi farmaci.
Per stabilire l’impatto del trattamento farmacologico antiipertensivo sulla salute ossea è stato valutato il rischio relativo di frattura in soggetti affetti da ipertensione trattati con un solo tipo di farmaco.
Nello studio sono stati analizzati 376,061 soggetti.
Durante l'analisi è stata registrata una media di 35,2 fratture per 1000 persone all'anno.
La frequenza negli episodi di frattura variava a seconda del tipo di farmaco anti-ipertensivo utilizzato.
In particolare, i diuretici tiazidici presentavano il rischio minore di frattura.
Il rischio di frattura sembrerebbe invece inferiore per gli agenti bloccanti del recettore dell’angiotensina ed i diuretici tiazidici rispetto ai bloccanti dei canali del calcio.