
L’analisi del microcircolo cutaneo può rivelare la presenza di importanti anomalie e in alcune situazioni patologiche, in particolare nelle malattie immunitarie del sistema connettivo, questa metodica di studio costituisce un fondamentale strumento di indagine clinica in grado di affincare la diagnosi e l’evoluzione prognostica dei disordini.
Non solo patologie autoimmuni comunque.
Una nuova applicazione della capillaroscopia nella pratica clinica è stata presentata da un gruppo di ricercatori olandesi dell’Università di Amsterdam, i quali hanno potuto stabilire una correlazione tra i livelli di omocisteina, un parametro fisiologico in grado di fornire un’indicazione del rischio cardiovascolare, e la densità dei capillari cutanei osservati mediante l’esame standardizzato della microcircolazione della plica ungueale.
Lo studio ha coinvolto 260 partecipanti di entrambi i sessi arroulati nel Amsterdam Growth And Health Longitudinal Study i quali venivano sottoposti ad un rigoroso esame videocapillaroscopico con particolare attenzione rivolta alla densità dei microvasi e alla reattività in risposta ad occlusione venosa e ad uno stimolo termico.
In questo modo è stato possibile stabilire un link diretto tra la presenza di livelli elevati di omocisteina, la disfunzione microvascolare e il rischio cardiovascolare.
Negli uomini, e in misura non del tutto significativa ma pur sempre presente, era possibile infatti riscontrare una correlazione inversa tra i livelli del metabolita e la densità dei microvasi e della loro capacità reattiva.
Lo studio rappresenta una novità in quanto il coinvolgimento della microcircolazione nelle patologie cardiovscolari costituisce un aspetto tradizionalmente trascurato a scapito dello studio dello studio dei vasi di maggiore calibro. Inolte, queste evidenze aprono la strada a nuove applicazioni della metodica microscopica in ambito cardiovascolare sottolineando la versatilità della tecnica capillaroscopia nella pratica clinica.