
La pubblicazione, presentata sulla rivista Journal of Clinical Pathology, è stata redatta da un gruppo di esperti provenienti da diverse di istituzioni accademiche inglesi - University of Leicester, King's College London, University of Edinburgh Nottingham – coordinato da Ian O Ellis, del dipartimento di istologia della University of Nottingham.
L’obiettivo degli autori è stato quello di fare chiarezza sulla terminologia in uso nella diagnostica istopatologica delle patologie della mammella, per facilitare così la comunicazione tra specialisti e favorire la gestione clinica delle pazienti. Le nuove raccomandazioni riguardano prevalentemente le lesioni che presentano un’istologia a cellule colonnari, ma anche, più in generale, lo spettro di alterazioni che si osservano nei fenomeni di proliferazione epiteliale, nella neoplasia lobulare, nelle micro metastasi, le cellule tumorali isolate nei linfonodi ascellari, l’utilizzo di marker basali/mioepiteliali nella diagnostica clinica e lo studio della positività per recettori degli ormoni estrogeni nel carcinoma duttale in situ.
Tale pubblicazione è stata spinta dall’attuale interesse diagnostico per la morfologia colonnare che caratterizza le biopsie del tessuto mammario. Tra le osservazioni che più frequentemente accompagnano questa morfologia epiteliale vi è la presenza di secrezioni nel lume, spesso distintamente eosinofile e di microcalcificazioni.
La terminologia impiegata per queste caratteristiche istologiche non presenta uniformità ed è quindi motivo di confusione per gli anatomopatologi specializzati nel seno, ed anche per i medici che lavorano in ambito clinico nel contesto di unità dedicate alla gestione delle patologie della mammella.
Tuttavia, la terminologia proposta in questo documento non costituisce un dogma definitivo, ma è indubbiamente destinata a evolvere e a essere rivisitata costantemente come conseguenza dei progressi che si produrranno nel campo della biologia di queste lesioni e nella comprensione della loro relazione con il tumore.
Di seguito sono elencate in sintesi le principali evidenze clinico diagnostiche introdotte dalla pubblicazione:
- Le lesioni a cellule colonnari possono presentare uno spettro di anomalie che spaziano dalla semplice metaplasia al carcinoma duttale in situ.
- Neoplasia lobulare o neoplasia lobulare in situ sono due termini standard preferibili per i referti delle biopsie ad ago, mentre i termini iperplasia lobulare atipica o carcinoma lobulare in situ devono essere specificati nelle escissioni.
- I cluster di tumori metastatici nei linfonodi di dimensioni inferiori a 2 mm devono essere indicati come cellule tumorali isolate. I cluster discontinue devono essere invece misurati come se fosse un foco in una parte definite del linfonodo. I cluster dispersi in modo ineguale devono essere caratterizzati in base al cluster più grande.
- Quando si utilizzano marker di tipo basale o mioepiteliale occorre non basarsi su un unico marker. Infatti, si assiste spesso a incongruenze tra i profili di colorazione di ciascun marker.
- La valutazione dello stato recettoriale degli estrogeni nel carcinoma duttali in situ deve basarsi, nella patologia invasiva, sia sulla proporzione che sull’intensità della colorazione dei campioni.