
L’intervento di ricostruzione esofago-digiunale, o bypass gastrico, attuato nel trattamento dell’obesità severa negli adolescenti sembra mettere a serio rischio la salute ossea, predisponendo al rischio di fratture in età adulta.
Un recente studio retrospettivo, condotto da un team di ricercatori del Children's Hospital Medical Center di Cincinnati Ohio USA, ha dimostrato che il grado di resistenza ossea si riduceva significativamente nel tempo a seguito dell’intervento. I dati sono stati raccolti dall’analisi di casi di 61 adolescenti sottoposti all’intervento di bypass gastrico.
I giovani pazienti sono stati sottoposti a misurazione del contenuto e la densità minerale ossea e i risultati confrontati con i valori di riferimento per ciascuna fascia di età e sesso. Le misurazioni sono state effettuate prima e poi ogni tre mesi per un periodo totale di due anni a distanza dall’intervento. La misura della densità ossea costituisce un affidabile indicatore del rischio di osteoporosi e di frattura.
La valutazione densitometrica, eseguibile anche con la tecnologia minimamente invasiva ad ultrasuoni, permette di valutare il grado di compromissione ossea nell’anziano e monitorare il corretto raggiungimento del picco di massa ossea nei giovani, e costituisce un prezioso strumento di screening prognostico.
I risultati, preoccupanti hanno evidenziato che il contenuto e la densità minerale ossea si riducevano nel tempo parallelamente al peso corporeo.
Durante i primi due anni a distanza dall’intervento, infatti, il contenuto minerale si riduceva in media del 7,4% e la densità minerale sendeva fino 1,5 punti dal valore Z di riferimento considerato sano. Durante il primo anno post-intervento, la riduzione desiderata del peso corporeo si accompagnava linearmente al cambiamento del contenuto minerale osseo, per una riduzione totale media del 14%. Dopo due anni di follow-up clinico, il contenuto minerale non scendeva comunque sotto il valore atteso per età e sesso.
Tuttavia, “Se la perdita dovesse continuare”, hanno avvertito i ricercatori, “anche lentamente, questi pazienti potrebbero incorrere in un serio rischio di soffrire fratture ossee da fragilità nell’età adulta”.
La gravità della situazione risiede anche nel fatto che sempre più pazienti obesi al di sotto dei 20 anni ricorrono a questo tipo di intervento e dunque la popolazione a rischio potrebbe crescere pericolosamente nelle prossime decadi.