
L’analisi ha investigato il tipo di “marchio sociale”, o stigma, assegnato verso le persone precedentemente obese. In particolare, i ricercatori del dipartimento di psicologia dell’University of Hawaii, in collaborazione con i colleghi australiani del centro di scienze comportamentali della Monash University e quelli inglesi della facoltà di psicologia dell’University of Manchester, hanno valutato il tipo di discriminazione sociale che colpisce gli individui precedentemente obesi.
Lo studio, dal design sperimentale between-subject, ha previsto la partecipazione di 273 individui, i quali sono stati assegnati casualmente alla lettura di vignette che descrivevano situazioni relative alla condizione corporea e alla stabilità del peso corporeo.
I partecipanti hanno quindi fornito indicazioni soggettive sul grado di stigma verso specifiche situazioni e verso gli individui obesi in generale.
Dall’analisi è così emerso che gli individui magri precedentememte obesi erano stigmatizzati maggiormente riguardo l’attrattività rispetto ai soggetti magri di peso stabile, ma anche allo stesso livello degli individui obesi. La discriminazione di maggiore entità era tuttavia diretta verso i soggetti attualmente obesi, indipendentemente dal fatto che questi avessero significativamente ridotto il proprio peso da una condizione di sovrappeso grave.
Dopo la lettura di vignette che descrivevano la varizione di peso corporeo, i partecipanti manifestavano una maggiore discriminazione verso gli individui obesi rispetto a quanto avevano riportato in precedenza in seguito alla lettura di vignette che descrivevano individui obesi di peso stabile.
Questi risultati dimostrano chiaramete la persistenza di un sentimento discriminatorio nella società diretto stigma verso sia le persone obese, ma anche verso gli individui precedentemente obesi che hanno ridotto il proprio peso corporeo, indipendentemente dall’approccio impiegato per fare questo – chirurgia, terapia comportamentale, dieta.
In base ai dati forniti dallo studio, il gruppo di psicologi ha fatto notare come la comune rappresentazione della malleabilità del peso corporeo presentata in varie forme di comunicazione popolare potrebbe aumentare ulteriormente questo tipo di discriminazione.