L’esame capillaroscopico, eseguito 3 – 4 volte l’anno, permette di analizzare le dinamiche morfologiche dei capillari della piega ungueale nel corso della patologia.
Tre fasi capillaroscopiche sono state descritte per la patologia sclerodermica. Una fase “early”, iniziale, caratterizzata da un numero contenuto di capillari dilatati e microemorragie ed una distribuzione dei capillari globalmente conservata.
A questa segue una fase “active”, di piena attività, marcata dalla presenza di capillari giganti, emorragie ed edema pericapillare, dalla riduzione del numero di capillari e dal sovvertimento della normale architettura microvascolare.
Infine, si assiste ad una fase “late”, tardiva, in cui prevalgono la perdita di capillari e la presenza di aree avascolari, capillari ramificati e fenomeni di neoangiogenesi.
Gli autori dello studio hanno osservato una spiccata correlazione tra la presenza di ulcere digitali e la riduzione nel numero di capillari della fila distale, un numero elevato di megacapillari ed anche l’aumento del diametro dell’ansa dei vasi.
E’ stato infatti proposto che lo sviluppo di lesioni ulcerose nella patologia sclerodermica dipenda proprio dalla presenza di aree avascolari. Il ritrovamento di un tale quadro capillaroscopico nei pazienti affetti da fenomeno di Raynaud, principale sintomo iniziale della patologia, ma privi di lesioni potrebbe servire da indizio per lo sviluppo di alterazioni trofiche, così come da indicatore per valutare l’efficacia dei trattamenti vasoattivi.
Infine, la presenza di questo pattern potrebbe rappresentare un criterio addizionale nella valutazione oggettiva dell’attività della patologia e per identificare il momento della transizione verso una fase attiva ad elevato rischio di lesioni cutanee.