
Numerosi studi hanno riportato una moderata associazione tra l’utilizzo prolungato di bifosfonati e l’incidenza di fratture sub-trocanteriche e della diafisi femorale.
Alcuni pazienti trattati da lungo tempo con bifosfonati soffrono fratture atipiche da fragilità spontanee o a seguito di debole trauma. Il trattamento chirurgico di queste fratture, che consiste nel posizionamento intramidollare di chiodi, risulta spesso inefficace e può richiedere un secondo intervento di revisione.
Non è chiaro perché solo alcuni pazienti soffrano questo tipo di fratture, se siano i farmaci a causarle o se esista una predisposizione genetica.
I bifosfonati sono la classe di farmaci più prescritta per la prevenzione ed il trattamento dell’osteoporosi in quanto ostacolano la perdita patologica ed in parte fisiologica della matrice ossea.
L’osso è infatti un tessuto sottoposto a continuo rimodellamento attraverso processi di riassorbimento e formazione ad opera di cellule specializzate: rispettivamente osteoblasti e osteoclasti.
I bifosfonati prevengono la “digestione” ossea causando la morte cellulare degli osteoclasti, rallentando così la perdita di osso. Questi farmaci vengono prescritti per il trattamento dell’osteoporosi e la prevenzione del rischio di frattura, specialmente nelle donne in post-menopausa.
Uno studio israeliano condotto dal dipartimento di ortopedia e dal centro di osteoporosi dell’Hadassah Hebrew University Hospital di Gerusalemme ha valutato l’esito del trattamento chirurgico delle fratture del femore associate ad uso prolungato di bifosfonati.
L’analisi ha coinvolto 15 pazienti (14 donne ed 1 uomo) di età media 73 anni (range 51-80) trattati da più di tre anni con bifosfonati per un totale di 17 fratture da fragilità atipiche del femore.
I dati raccolti includevano il tipo di frattura, la durata di utilizzo di bifosfonati, il valore (T-score) della densità minerale ossea del collo femorale e spinale valutato mediante tecnica DEXA, il tipo di intervento chirurgico e la necessità o meno di intervento di revisione.
14 pazienti avevano sofferto fratture della diafisi femorale o subtrocanteriche da fragilità.
Il T-score medio di densità minerale ossea spinale lombare era -3,0 mentre quello misurato a livello del collo femorale era di -1,8 con solo 3 pazienti inclusi nel range osteoporotico.
L’intervento chirurgico di posizionamento di chiodi intramidollari si è rivelato efficace nel 54% dei pazienti e solo il 46% hanno necessitato una seconda chirurgia di revisione - dinamizzazione e sostituzione dei chiodi endomidollare ed inserimento di placca metallica.
Nonostante il trattamento prolungato con bifosfonati possa costituire un modesto rischio di fratture atipiche del femore, questi eventi restano ancora infrequenti ed i benefici clinici derivanti dall’utilizzo dei farmaci superano decisamente i rischi e quindi rappresentano l'approccio terapeutico elettivo per la prevenzione ed il trattamento dell’osteoporosi.