
Lo studio condotto dai ricercatori del John Wayne Cancer Institute di Santa Monica, California, è stato presentato al congresso della Society of Surgical Oncology.
Il melanoma del cuoio capeluto è caratterizzato da una presentazione distinta rispetto ai tumori cutanei pigmantati che originano su altri siti anatomici e sono generalemnte associati ad un peggiore sopravvivenza senza malattia e sopravvivenza generale rispetto ad altri melanomi della faccia, del collo, del tronco e delle estremità.
In particolare, lo studio ha dimostrato che questa forma tumorale che colpisce la testa e il collo è associato ad una minore sopravvivenza senza malattia e generale rispetto ad altri melanomi che colpiscono aree anatomiche distinte dalla testa e il collo.
Gli autori hanno posto come ipotesi iniziale il fatto che i tumori del cuoio capelluto sono caratterizzati da un esito decisamente più infausto rispetto a quelli che insorgono in altri siti anatomici e sono associati ad una prognosi generalmente peggiore.
Per valutare la veridicità dell’ipotesi i ricercatori hanno condotto uno studio retrospettivo all’interno del database in possesso al John Wayne Cancer Institute. Quindi sono stati identificati ed analizzati i dati relativi a pazienti diagnosticati tra il 1971 e il 2012 con melanomi cutanei primari. Gli autori hanno valutato l’impatto del sito di presentazione dei tumori – cuoio capelluto, viso, collo, testa, tronco ed estremità - sull’intervallo senza malattia, la sopravvivenza senza malattia e la sopravvivenza generale e, ricorrendo a metodi statistici, hanno cercato di stabilire una relazione tra il sito di presentazione e la probabilità di recidiva locale, tenendo in considerazione alcuni fattori confondenti come l’età, il sesso, lo spessore delle lesioni, la presenza di malattia linfonodale e l’ulcerzione.
La ricerca nel database ha restituito 11,396 casi di melanoma – 799 melanomi primari del cuoi capelluto, 1249 melanomi del viso e del collo, 3112 melanomi delle estremità e 6236 melanomi del tronco. I ricercatori hanno potuto osservare che i tumori del cuoio capelluto erano più frequenti negli uomini.
Inoltre, questi tumori era mediamente più spessi rispetto a quelli apparsi in altri siti anatomici, spessore medio di Breslow 2,5 mm, rispetto a 1,7 mm di testa/collo, 1,8 mm del tronco e 1,9 mm delle estremità.
I melanomi del cuoio capelluto presentavano anche un tasso superiore di recidiva a distanza di 2 mm dal tumore originario e davano luogo a metastasi con una frequenza superiore rispetto alle lesioni sul viso, collo, tronco ed estremità. Infine, queste lesioni presentavano una sopravvivenza senza malattia e di sopravvivenza generale peggiore inferiore (cuoio capelluto 58%, viso/collo 72%, tronco 74% ed estremità 77% rispettivamente). Nei pazienti con patologia di stadio II, la sopravvivenza generale e a 5 anni era del 71%, 82%, 86% e 87% rispettivamente per i tumori dello scalpo, del viso/collo, tronco e delle estremità. In coloro con patologia in stadio III il tasso di sopravvivenza era invece rispettivamente del 51%, 81%, 57% e 61%.
L’analisi multivariata ha dimostrato che, di per sé, la presentazione del tumore sul cuoio capelluto prediceva la sopravvivenza.
Gli autori hanno avvertito sulla necessità di predisporre studi per chiare se il carattere nefasto associato all’ evoluzione di questa forma tumorale sia determinato da fattori biologici intrinseci alla neoplasia oppure dipenda dal contesto anatomico in cui si sviluppano, sottolineando, infine, l’importanza del folluw-up per questo tipo di melanomi.