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mercoledì 23 novembre 2011

Adiposità addominale, primo fattore di rischio nell'ictus

La presenza di eccessivi depositi adiposi addominali rappresenta il principale fattore di rischio per l’ictus, a cui si sommano diabete, fumo e ipertensione

Ictus Obesità

L’ictus ischemico cerebrale rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e cancro ed è causa di invalidità e progressiva demenza. La patologia si manifesta prevalentemente dopo i 65 anni, con un’incidenza massima oltre gli ottant’anni. La vasculopatia aterosclerotica rappresenta il meccanismo patogenico che determina l’occlusione dei vasi di maggiore e medio calibro e quindi gli eventi vascolari cerebrali.

La patologia presenta fattori di rischio non modificabili quali età, ipertensione, diabete e in misura minore le dislipidemie, ma esistono fattori decisamente controllabili ed attenuabili come il fumo, la sedentarietà e il sovrappeso.

La distribuzione del grasso corporeo merita speciale attenzione. In particolare, l’adiposità addominale è considerata il principale fattore di rischio per gli accidenti cerebrovascolari.

Il sesso maschile costituisce di per sè un fattore rischio. Una spiegazione risiede nel tipico profilo dell'obesità androide, in cui il tessuto adiposo viene accumulato principalmente a livello dell’addome. Il grasso viscerale è infatti ritenuto metabolicamente più attivo rispetto ad altri depositi corporei e dunque responsabile della presenza di liveli anomali di acidi grassi nella circolazione sanguigna. Inoltre, il tessuto adiposo viscerale possiede caratteristiche di un organo endocrino e le sue cellule producono citochine proinfiammatorie che determinano uno stato di infiammazione cronica dei tessuti. Proprio questi meccanismi favoriscono l’insorgenza della resistenza all'insulina e contribuscono al meccanismo aterogenico.

Al contrario, nell'obesità ginoide, tipica della donna, l’adiposità è principalmente concentrata attorno ai fianchi. Questa situazione sembra esercitare un ruolo protettivo sul rischio cardiovascolare. Tale effetto sarebbe riconducibile ad una maggiore attività degli enzimi lipoproteina lipasi di questo tessuto, da cui dipende la capacità di accumulo degli acidi grassi liberi all’interno delle cellule.

Diverse tecniche diagnostiche permettono di valutare il grado di adiposità regionale. I principali metodi antropometrici non invasivi comprendono la misurazione della circonferenza in vita, il rapporto vita fianchi e la plicometria. La misura diretta dell’adiposità addominale si basa invece sulle tecniche di tomografia computerizzata o Dual-energy x-ray absorptiometry (DEXA).

L’adiposità regionale misurata attraverso DEXA risulta più informativa rispetto al calcolo della massa grassa totale e all’indice di massa corporea (BMI) e correla più fortemente con l'esistenza di ipertensione, dislipidemie e diabete mellito. Un’altra misura indiretta, il rapporto della circonferenza vita-fianchi, rappresenta il parametro antropometrico che meglio descrive l’esistenza di fattori di rischio cardiovascolari.

Nel presente studio è stato analizzato un gruppo di 2751 pazienti di entrambi i sessi di età superiore o uguale a 40 anni, ricercando l’associazione tra distribuzione regionale del grasso corporeo e l’indicenza di colpi apoplettici.

Le misurazioni dell’adiposità addominale, ai fianchi e totale sono state effettuate all’inizio dello studio attraverso DEXA.

Dopo un follow-up di 8 anni e 9 mesi, si sono verificati 91 casi di ictus. Fra tutti gli indici di adiposità, quello addominale è emerso quale stimatore che correlava in misura più forte con l'incideza di eventi ischemici. Il rapporto tra adiposità ginoide e totale correlava invece con un livello di rischio inferiore. Le associazioni tra grasso addominale e ictus rimanevano significative per entrambi i sessi dopo le correzioni per i valori individuali di BMI.

Di nota, l’analisi di un sottogruppo di partecipanti ha rivelato che il contenuto in grasso addominale perdeva significatività in seguito alla correzione per la presenza di fattori di rischio tradizionali come diabete, fumo e ipertensione. Questo suggerisce che il rischio di ictus secondario ad un eccesso di massa grassa addominale è in parte mediato da fattori di rischio tradizionali.

Il contenuto in grasso addominale e il rapporto tra il contenuto addominale e quello ginoide sarebbero dunque i parametri più indicativi di rischio cardiovascolare. Questo dato è confermato dall'osservazione che la riduzione del rischio cardiovascolare promosso dall’attività fisica e dagli interventi alimentari dipende principalmente dalla riduzione della massa grassa addominale, piuttosto che di altri depositi regionali.

Autore:F Toss, P Wiklund, P W Franks, M Eriksson, Y Gustafson, G Hallmans, P Nordström and A Nordström

Fonte:International Journal of Obesity (2011) 35, 1427–1432; doi:10.1038/ijo.2011.9; Abdominal and gynoid adiposity and the risk of stroke