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mercoledì 25 luglio 2012

Screening mammografico, dubbi e certezze

Le linee guida sullo screening mammografico fornite da diverse organizzazioni americane sembrano disorientare il pubblico. Come riassumere le divergenze e i punti condivisi?

screening mammografico

A quale età è corretto sottoporsi al primo esame mammografico? 40, 50 anni? Quanto regolari devono essere i controlli? Domande legittime e di fondamentale importanza, di fronte alle quali, purtroppo, non esistono ancora posizioni condivise, almeno negli Stati Uniti. Le principali organizzazioni sanitarie forniscono, infatti, raccomandazioni spesso divergenti riguardo l’età di inizio e la regolarità dei controlli.

 

Nel 2009 il panel di esperti U.S. Preventive Services Task Force (USPSTF) ha pubblicato una versione revisionata delle linee guida precedenti, nella quale figuravano i seguenti tre punti:

 

- Screening mammografico con cadenza biennale dopo i 50 anni di età nelle donne a rischio.

 

- Prima dei 50 anni non vi sarebbe alcuna necessità di eseguire lo screening mammografico regolare, e la decisione di attuare controlli deve basarsi sull’analisi della situazione individuale, considerando il rapporto rischi benefici dell’esame.

 

- I medici non devono fornire indicazioni alle donne sull’autoesame della mammella.

 

Poiché non sono disponibili evidenze particolarmente convincenti per dimostrare l’utilità dello screening dopo i 75 anni di età, non esistono raccomandazioni specifiche per questa categoria di pazienti.

 

Il gruppo USPSTF, riconosce che l’adesione alle campagne di screening mammografico prima dei 40 anni ha permesso di ridurre il tasso di mortalità per il tumore. Tuttavia, i benefici dell’esame non sarebbero poi così significativi se confrontati con i potenziali rischi a cui sarebbero esposte le donne di età compresa tra 40 e 49 anni. Tra questi, la possibilità di risultati falsi positivi che conducono a biopsie non necessarie, alle quali si accompagna un carico di stress psicologico non indifferente.

 

Di altro avviso è invece l’American Cancer Society (ACS), la quale invita le donne a moderato rischio a sottoporsi a controlli annuali dopo i 40 anni di età. L’ACS non fornisce indicazioni precise sull’autoesame.

 

Mayo Clinic, una fra le più accreditate organizzazioni dedicate alla divulgazione di raccomandazioni pratiche, e leader negli standard di qualità sanitaria, condivide le posizioni ACS, raccomandando cioè lo screening annuale dopo i 40 anni. L’approccio suggerito della Mayo Clinic si fonda sui seguenti tre punti chiave:   

 

- Diffondere la conoscenza del rischio del carcinoma mammario, partendo dall’educazione delle pazienti a riconoscere cambiamenti sospetti del seno.   

 

- Esame clinico del seno annuale dopo i 40 anni.       

 

- Inizio dello screening mammografico regolare dopo i 40 anni.

 

Pur non essendo un esame perfetto, la mammografia rappresenta l’unico strumento diagnostico disponibile per riconoscere precocemente il tumore, grazie al quale è quindi possibile attuare strategie terapeutiche più efficaci e meno aggressive.

 

Occorre inoltre sottolineare che la maggior parte delle donne che sviluppano il tumore non presentano una storia familiare della patologia o altri fattori di rischio conclamati. Questa situazione contribuisce ad abbassare la soglia di allerta che invece dovrebbe restare costante per tutte le donne.

 

Infine, come avviene per ogni percorso terapeutico condotto con successo, anche la prevenzione non può prescindere dalla comunicazione e il confronto tra medico e paziente. Il contatto diretto con le figure professionali e la libertà di discutere il rischio individuale costituiscono le basi per raggiungere la massima efficacia dei controlli.

Fonte:U.S. Preventive Services Task Force