
Questa la conclusione di una recente analisi, che ha stabilito che il valore della circonferenza in vita correla direttamente alla severità del disturbo, anche nei soggetti normopeso. La circonferenza in vita è un utile parametro antropometrico che riflette il conteuto di grasso corporeo addominale. A differenza dell’indice di massa corporea (BMI), questa misura rappresenta un indice più accurato per determinare la presenza del sovrappeso patologico.
Lo studio, condotto dai ricercatori del dipartimento di pediatria dell’Università Federico II di Napoli, ha dimostrato che, nei bambini e nei giovani adolescenti, entrambe le misure correlano significativamente con la presenza dei sintomi, tuttavia, anche nei bambini normopeso, un’elevata circonferenza in vita può favorire l’insorgenza del disturbo.
L’analisi ha coinvolto 153 bambini sani, dei quali è stata ottenuta una serie completa di informazioni cliniche, corredata dall’esame fisico e dal calcolo di un indice relativo ai sintomi del reflusso gastroesofageo. Gli autori hanno osservato che la presenza del disturbo era più frequente nei bambini obesi (BMI superiore a 25 kg/m2) ma anche in quelli normopeso con valori di circonferenza in vita superiori alla media. Inoltre, la gravità dei sintomi aumentava progressivamente con il crescere della misura in vita.
L’avvertimento degli autori è quello di non sottovalutare il potere predittivo delle misure antrpometriche complementari, le quali possono fornire precise indicazioni prognostiche sul rischio dei disturbi collegati al soprappeso infantile.