
Siamo quello che mangiamo.
Il detto è decisamente veritiero se consideriamo l’impatto che le abitudini alimentari hanno sul nostro stato di veglia e sulla capacità di concentrazione durante il giorno. L’osservazione giunge da un recente studio che ha dimostrato che tra gli adulti sani di peso normale, il consumo di una dieta ricca in grassi era responsabile di una maggiore spossatezza durante il giorno rispetto all’assunzione di pasti a maggiore contenuto in carbooidrati.
In particolare, la dieta ricca in grassi sarebbero in grado di ridurre lo stato di allerta e quindi sulle capacità lavorative dell’individuo. Non solo, questa situazione sarebbe in grado di compromettere la reattività e quindi rappresentare un potenziale rischio nel caso in cui si svolgano attività che richiedano particolare attenzione.
LO STUDIO: 31 soggetti sono statio reclutati per testare l’impatto della composizione della dieta sul senso di stanchezza diurno. I partecipanti, di età compresa tra 18 e 65 anni hanno trascorso 4 notti in un centro di studio dell’attività del sonno, dove ricevevano diversi tipi di pasti e il loro stato di riposo veniva analizzato.
Gli autori hanno potuto constatare che il senso di spossatezza diurno correlava positivamente con il consumo di grassi e negativamente con quello di carboidrati, indipendentemente dall’età dei partecipanti, dall’indice di massa coprorea (BMI), dal numero di ore totali di sonno e dall’assunzione calorica. Questi dati si sommano a precedenti evidenze riguardo una maggiore predisposizione a problemi del sonno associati al consumo di grassi, tra cui l’apnea del sonno.
I meccanismi alla base di questo fenomeno non sono del tutto chiari, ma potrebbero essere legati al ruolo della colecistochinina e delle citochine infiammatorie prodotte in seguito all’abuso di grassi aliementari.