
Lo studio retrospettivo, condotto dai ricercatori del German Breast Group di Neu-Isenburg, ha analizzato pazienti diagnosticate con tumore primario al seno durante la gravidanza provenienti da sette paesi europei. I dati sono stati esaminati indipendentemente dall’esito della gravidanza e dal tipo e durata del trattamento chemioterapico.
In totale, tra il 2003 e il 2011 sono state registrate 413 pazienti di età media 33 anni (22-51) con carcinoma mammario in fase precoce. L’età gestazionale media al momento della diagnosi era di 24 settimane (5-40). 197 pazienti sono state sottoposte a trattamento chemioterapico durate a gravidanza per una media di quattro cicli. Di queste, 178 sono state destinate a terapia con antraciclina, 15 con ciclofosfammide, memtotrexato e fluorouracile e con 14 tassano.
Gli autori hanno osservato che in seguito a correzione per età gestazionale il peso alla nascita risentiva dell’esposizione alla chemioterapia ma non del numero di cicli di trattamento. Non è stata registrata alcuna differenza statistica nell’incidenza di parti prematuri tra il gruppo di pazienti trattate prima della 37ima settimana di gestazione e quelle trattate. 40 neonati (10%) soffrivano effetti collaterali del trattamento, malformazioni, o complicazioni neonatali. Questi eventi erano più comuni tra i bambini nati prima della 37ima settimana di gestazione rispetto a coloro nati successivamente.
Gli eventi avversi erano più severi nei bambini nati dalle madri che avevano ricevuto il trattamento chemioterapico in utero rispetto ai figli di quelle non esposte. Solo due morti neonatali sono state registrate, entrambi i feti avevano subito un’esposizione al trattamento chemioterapico ed erano nati prematuramente. Tuttavia, non si ritiene il trattamento la causa del decesso. Nelle donne con tumore primario la sopravvivenza libera da malattia media era di 70,6 mesi per coloro sottoposte a chemioterapia durante la gravidanza e 94,4 mesi nelle donne che iniziavano la chemioterapia dopo il parto.
I dati hanno dimostrato che i nascituri esposti a chemioterapia presentano più frequentemente complicazioni del parto e un peso neonatale mediamente inferiore a coloro non esposti. Queste differenze non sembrano tuttavia clinicamente significative e poiché nessuno dei feti era esposto a chemioterapia nel primo trimestre sarebbero riconducibili principalmente alla nascita prematuro. Per questa ragione, il parto a termine sembra rivestire un’importanza cruciale per prevenire ogni tipo di complicazione. Il ritardo nel trattamento del tumore non sembra infine influenzare la sopravvivenza libera da malattia delle madri con tumore diagnosticato in fase precoce.